L'inversione di tendenza dei tassi Euribor c'è stata, ma per attendere gli effetti favorevoli sulle rate dei mutui a tasso variabile occorrerà attendere, probabilmente, ancora qualche mese. Non basta, infatti, il pur promettente ribasso di questi ultimi due giorni del tasso interbancario a tre mesi (sceso al 5,23% dal 5,39%, massimo storico nell'era dell'euro) e della scadenza a un mese (tornata al 4,93% dopo aver sfiorato anche il 5,20% la scorsa settimana) per annullare gli effetti negativi innescati a catena dal fallimento di Lehman e dalle gravi difficoltà finanziarie delle banche europee.
E così a chi ancora è alle prese con un finanziamento a tasso variabile (indicizzato per l'appunto all'Euribor) non resta, dunque, che fare i conti con nuovi aumenti sulla rata di ottobre: la fiammata dei tassi di settembre provocherà presumibilmente (vedi tabella a fianco) un rincaro che potrà sfiorare anche il 5% rispetto al mese precedente e che sarà più marcato per i finanziamenti legati all'Euribor a un mese e a durata più elevata. La speranza è che lo «sconto», se pur di piccola entità, possa arrivare già fin dal mese successivo e non sarebbe poco, visti i tempi che corrono.
Certo, i risparmiatori si auguravano probabilmente qualcosa di meglio mercoledì scorso, quando la Banca centrale europea aveva ridotto di 50 punti base il costo del denaro: ma il segnale di inizio settimana resta ugualmente significativo. Stendendo un cordone protettivo attorno alle banche e soprattutto ponendosi come garanti per le operazioni interbancarie, i Governi dell'Eurozona sembrano aver finalmente sbloccato i mercati monetari.
Lo dimostrano soprattutto i tassi a scadenza più ravvicinata, quell'Euribor a una settimana che è sceso al 4,2%, non così distante dal 3,75% dei saggi ufficiali europei.
Si andrà verso un rientro progressivo anche per gli altri tassi? I risparmiatori ci sperano, ma è difficile dirlo al momento, anche se gli operatori appaiono più fiduciosi rispetto a qualche giorno fa: «I livelli dell'Euribor restano elevati, ma il movimento visto in questi due giorni è stato il più marcato dall'inizio dell'anno e potrebbe proseguire», sostiene René Defossez, strategist sul reddito fisso di Natixis. Che poi aggiunge: «Anche se la crisi non è certo finita, il piano europeo garantisce che non ci saranno fallimenti nel settore del credito e perciò dovrebbe portare a una graduale normalizzazione dei mercati interbancari».
Sui tempi di riassorbimento di rientro dell'Euribor verso il tasso ufficiale Bce, ben pochi però si sbilanciano: in fondo alla base dell'anomalia risiede un elemento, come la fiducia tra le stesse banche, che sfugge a ogni controllo e un'eventuale ricaduta potrebbe nuovamente cambiare le carte in tavola. Al momento i mercati scontano già un calo dei tassi Bce al 3,25% entro fine anno e un'ulteriore sforbiciata nei primi mesi 2009, ma non è detto (come si è ben visto la settimana scorsa) che l'interbancario si adegui di conseguenza.
Ci saranno poi da fare i conti con le scadenze tecniche di fine anno, che in periodi di elevata turbolenza sui mercati finanziari (come avvenne lo scorso novembre e dicembre) potranno creare ulteriori tensioni.